Chernobyl, Scorie e Allarme Nucleare – Cosa succede se torna in Italia? Prof. Stefano Lanzuolo
- Ufficio Stampa

- 13 nov
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Nel dibattito contemporaneo sul futuro energetico dell’Italia, il tema del ritorno al nucleare è tornato al centro della scena pubblica e politica. Tra promesse di progresso tecnologico e pressioni economiche globali, cresce la discussione su quanto l’energia atomica possa rappresentare una risposta concreta alle sfide ambientali e industriali del nostro tempo.Nel nuovo episodio di Futuro Made in Italy, l’ingegnere e docente Prof. Stefano Lanzuolo affronta con competenza e rigore scientifico le implicazioni di un eventuale ritorno del nucleare in Italia, mettendo in luce rischi, limiti e alternative sostenibili.
Il ritorno del nucleare in Italia: progresso o illusione energetica
Il professor Lanzuolo invita a guardare con prudenza al cosiddetto “nuovo nucleare”, sottolineando come il rilancio dell’atomo venga spesso presentato come un simbolo di modernità e indipendenza, ma rischi in realtà di nascondere criticità strutturali e costi a lungo termine.Secondo il professore, l’entusiasmo attorno ai progetti di centrali di nuova generazione o ai reattori modulari non deve far dimenticare l’eredità di esperienze passate, come quella di Chernobyl o Fukushima, che continuano a ricordare la fragilità del sistema quando si tratta di gestire l’imprevedibile.
Piccoli reattori modulari: tra promessa tecnologica e limiti reali
Negli ultimi anni, l’attenzione si è concentrata sui Small Modular Reactors (SMR), considerati da molti una possibile soluzione al fabbisogno energetico e alla riduzione delle emissioni.Tuttavia, il professor Lanzuolo evidenzia che la loro affidabilità tecnica e ambientale resta ancora tutta da dimostrare. Gli SMR, pur essendo più compatti e teoricamente più sicuri, non risolvono il nodo cruciale dello smaltimento delle scorie radioattive né quello dei costi di costruzione e manutenzione.
Inoltre, l’impatto economico dei piccoli reattori, secondo l’esperto, potrebbe rivelarsi insostenibile in un contesto come quello italiano, dove la rete energetica e la pianificazione territoriale presentano vincoli complessi e una diffusa opposizione sociale.
Nucleare e rinnovabili: due visioni a confronto
Il ritorno del nucleare si inserisce in un quadro più ampio, che vede il confronto tra chi punta sull’indipendenza energetica tramite l’atomo e chi, come il professor Lanzuolo, propone un modello decentralizzato e sostenibile fondato sulle energie rinnovabili.Il docente invita a considerare il potenziale del solare, dell’eolico e dei sistemi di accumulo avanzati, strumenti che già oggi offrono soluzioni reali, scalabili e più rapide da implementare.
Il vero progresso, spiega, non risiede nel replicare tecnologie del passato con nuove etichette, ma nel costruire un sistema energetico partecipativo, dove cittadini, istituzioni e imprese condividano la responsabilità delle scelte.
I rischi nascosti del nucleare: costi, scorie e impatto sociale
Tra i punti più delicati del suo intervento, il professor Lanzuolo richiama l’attenzione sui rischi ancora sottovalutati dell’energia nucleare.Oltre al tema delle scorie radioattive, che restano attive per migliaia di anni e non hanno ancora una soluzione definitiva, emergono anche le questioni relative ai costi di smantellamento delle centrali e al peso economico per le generazioni future.
Ma l’aspetto più preoccupante, secondo il professore, riguarda l’impatto psicologico e sociale sulle comunità locali. L’idea di vivere accanto a un impianto nucleare genera diffidenza e paura, elementi che minano la coesione territoriale e la fiducia nelle istituzioni.
“Ogni scelta energetica deve essere accompagnata da trasparenza e partecipazione”, afferma Lanzuolo, sottolineando la necessità di un approccio etico alla tecnologia.
Verso un futuro energetico responsabile e sostenibile
Per il professor Lanzuolo, il futuro energetico dell’Italia non può basarsi su un ritorno al passato, ma su un modello di responsabilità diffusa e innovazione pulita.Un sistema che promuova l’autoproduzione, le comunità energetiche locali e le tecnologie a impatto zero, mettendo al centro i cittadini e l’ambiente, non gli interessi di mercato.
La transizione ecologica, conclude il docente, è prima di tutto una scelta culturale e politica: richiede visione, educazione scientifica e la consapevolezza che la vera indipendenza energetica nasce dalla capacità di ridurre sprechi e valorizzare le risorse naturali.
Conclusione: il coraggio di scegliere un’energia etica
L’intervista al professor Stefano Lanzuolo rappresenta una riflessione lucida e necessaria in un tempo in cui il tema dell’energia rischia di essere dominato da slogan e semplificazioni.La sua posizione — critica ma costruttiva — richiama il Paese a un principio fondamentale: la tecnologia deve servire l’uomo, non dominarlo.
