Dott. Francesco Sisci "Fraintendiamo molte cose della Cina"
- Riccardo Pace

- 9 set
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 14 set
Chi è il Dott. Francesco Sisci?
Francesco Sisci è un sinologo, giornalista e presidente dell’Appia Institute. Ha insegnato in università internazionali, è autore di numerose pubblicazioni ed è riconosciuto come una delle voci più autorevoli in Europa sul rapporto con la Cina. La sua esperienza decennale di studio e osservazione diretta lo rende un interlocutore chiave per comprendere le dinamiche tra Pechino e l’Occidente.
La Cina non è un nemico, ma una sfida
Durante l’intervista, Sisci ha chiarito che la Cina non può essere ridotta alla categoria di alleato o di avversario: è una sfida. Una sfida molto più complessa rispetto a quella che fu l’Unione Sovietica, perché Pechino proviene da una tradizione culturale distinta e separata dall’Occidente. Questo rende difficile interpretarne segnali e intenzioni, portando spesso a fraintendimenti. “Il primo passo è capire profondamente cosa succede in Cina, senza semplificazioni”.
I numeri contano: Italia e Cina a confronto
Uno dei punti centrali dell’intervista riguarda la sproporzione demografica ed economica. L’Italia, con i suoi 60 milioni di abitanti destinati a ridursi nei prossimi decenni, non può pensarsi come attore isolato di fronte a giganti come Cina, India o Indonesia. “Se pensiamo solo in termini italiani, siamo finiti”, avverte Sisci. La sfida può essere affrontata solo con un approccio europeo e transatlantico, capace di bilanciare il peso delle grandi potenze emergenti.
Educazione, selezione e fuga di cervelli
Sisci ha posto grande enfasi sul ruolo dell’educazione e della meritocrazia. Ha ricordato come in Cina esista un sistema di selezione severo, rappresentato dal Gaokao, l’esame nazionale di accesso all’università. Eliminare strumenti di valutazione oggettivi, sostiene, condanna un paese a scegliere i propri dirigenti in base al censo o alle raccomandazioni. “Meglio avere l’un per cento di cento che il cento per cento di zero”, spiega. In Italia, invece, la fuga dei giovani migliori all’estero rischia di impoverire ulteriormente il capitale umano necessario per competere.
Media, informazione e intelligenza artificiale
Un altro punto critico riguarda il ruolo dei media. In Cina, pur con forti limiti politici, l’informazione mantiene anche una funzione educativa e costruttiva. In Italia, invece, prevalgono contenuti superficiali e diseducativi, che indeboliscono il pensiero critico. La Cina, inoltre, sta investendo massicciamente sull’intelligenza artificiale, inserendola già nei programmi scolastici. Europa e Italia, secondo Sisci, rischiano di rimanere indietro se continuano a limitarsi ai regolamenti senza finanziare ricerca e sviluppo.
Giovani e conoscenza della cultura cinese
Ai giovani italiani, Sisci consiglia di avvicinarsi almeno in parte alla lingua e alla filosofia cinese. Anche poche nozioni possono aiutare a capire meglio una cultura che sarà centrale nel futuro globale. “Per affrontare la Cina serve studiarne la storia e la filosofia, altrimenti si resta confusi”.
