La chimica del buon umore per cambiare la tua vita: intervista al Professor Scognamiglio
- Martina Gigliucci
- 19 set
- Tempo di lettura: 3 min
Roma, 15 settembre 2025. Nell’ultima puntata di Futuro Made in Italy, il podcast settimanale condotto da Riccardo Pace, il professore, formatore e coach Ambrogio Scognamiglio lancia un messaggio chiaro: se si conosce come funziona la chimica cerebrale, si può trasformare il proprio benessere, la propria motivazione e persino le proprie relazioni. Ideatore del metodo DOSE (acronimo di dopamina, ossitocina, serotonina ed endorfine), Scognamiglio offre una chiave scientifica, concreta e accessibile per affrontare il caos della vita moderna senza crollare.
“Essere allegri e gioiosi tutto il giorno non è possibile, non si può sia a livello neurochimico, ma a livello anche mentale. Possiamo invece conoscere e autoregolare i nostri livelli di umore a seconda dei contesti di riferimento”.
Il suo approccio è tanto scientifico quanto umano. Secondo il docente dell’Università Cattolica, la chimica del cervello è un linguaggio che tutti dovremmo imparare a parlare, dovremmo imparare a “conoscere dei tasti, conoscere delle chiavi di accesso nel nostro corpo, nella nostra mente”. Questa consapevolezza potrebbe essere utile ai più giovani, che vivono tra ansia da prestazione e dopamina a vuoto, rubata da notifiche e scroll infiniti.
Nel cuore dell’episodio, Scognamiglio spiega come agiscono i quattro neurotrasmettitori al centro del metodo DOSE e come stimolarli nella vita quotidiana. Parlando della dopamina afferma: “Conoscere quali possono essere le chiavi di accensione o di spegnimento di questo neurotrasmettitore ci può aiutare, può favorire l'accesso al buon umore”. La dopamina richiede obiettivi chiari, piccoli step e feedback immediati, ma anche evitare il multitasking compulsivo e l’overload da notifiche. Per l’ossitocina c’è bisogno di vicinanza, abbracci, sguardo, parole gentili, cooperazione vera; i complimenti sinceri alzano l’ossitocina. Per la serotonina, invece, ritmo sonno–veglia, luce naturale, regolarità dei pasti, attività fisica moderata. Infine, per le endorfine sono necessari: movimento, risate, respirazione, persino rituali che ci ricordano appartenenza e sicurezza.
La dopamina non è da demonizzare, bensì è il motore della motivazione. Il problema è quando la dopamina gira a vuoto, dissociata da significato e legame. Il punto è imparare il “linking”: “collegare la spinta (dopamina) a un valore (serotonina), a una relazione (ossitocina) e a un corpo in movimento (endorfine).
Le soluzioni sono semplici, ma efficaci: “spegnere i device in alcuni periodi della giornata, soprattutto la mattina appena svegli” ma anche sapere che “il nostro cervello ha bisogno di gratitudine e gratificazione che non ci viene data soltanto dall'esterno e dagli altri, ma dobbiamo trovare degli spazi dove la riconosciamo a noi stessi.”
Una parte significativa dell’intervista è dedicata all’umorismo, inteso non come evasione ma come Scognamiglio conia un nuovo termine: “leggerismo”, una crasi fra leggerezza e umorismo. Esso è uno stato in cui non minimizziamo i problemi, ma li affrontiamo con elasticità mentale. possiamo invece conoscere e autoregolare i nostri livelli di umore a seconda dei contesti di riferimento. “Quindi non è inteso come siamo allegri, scherziamo e ridiamo tutto il tempo, ma conoscere dei tasti, conoscere delle chiavi di accesso nel nostro corpo, nella nostra mente, per poter muovere e regolare questo umore a
seconda di quello che siamo chiamati a fare”. L'umorismo è una leva potente per recuperare agency anche nelle situazioni più difficili.
Per chi si sente bloccato o sopraffatto, il consiglio è pratico e immediato: bisogna prendere un compito di cinque minuti e chiuderlo. Magari chiamare una persona che ci vuole bene, uscire a prendere luce o muovere il corpo per tre minuti. Questi sono solo quattro atti semplici che riaccendono DOSE e sbloccano il loop.
Prima di concludere l’intervista, il professore afferma: “Il leggerismo non è soltanto un modello. Deve essere proprio uno stile di vita e qui i bambini ce lo insegnano. Noi dovremmo guardarli un pochettino di più e osservare che loro davvero giocano e si divertono con poco. Dovremmo riscoprirlo sempre di più anche noi e metterlo dentro le nostre giornate, anche professionali”.
